MOTOGP ::: Gp del Brasile ::: Furia Gialla
Un fine settimana di gara che inizia alla rovescia e quasi ci finisce pure. A dimostrazione di questo, iniziano le interviste di rito al solito “scudo” Fiorani con le solite noiose domande seguite dalle altrettanto solite e noiose risposte.
Partenza di quelle che lasciano spazio alla fantasia. Complice di questa bizzarra condizione è la pole position di Kenny Roberts Jr con le gomme Bridgestone e gli occupanti della vetta della classifica, relegati in griglia in posizioni di rincalzo.
Una gara che inizia con un Roberts scatenato, un Biaggi determinatissimo, un Gibernau leggermente in ombra, un Rossi in forte rimonta ed un Tamada che sembra un drago a cavallo di una moto. Già Tamada, la rivelazione di questo gran premio. Ha guidato tutta la corsa con uno stile di guida che ha fatto parlare per la particolarità ma che ha fatto stare tutti zitti dopo aver agguantato il primo gradino del podio.
Le sue prodezze potrebbero essere paragonabili a quelle del Dottore. Sempre lì, dall’inizio alla fine, costante come un martello nell’insidiare chi lo precedeva; infatti Makoto non ha avuto lo stesso pilota davanti per tutta la gara. Si è tolto la soddisfazione di superare fior di piloti, leader del campionato compreso, dopo aver battagliato come un drago. Ha insidiato Rossi e l’ha passato, è rimasto attaccato al gruppo di testa, l’ha raggiunto, si è messo alle spalle di Biaggi e a tre giri dalla fine lo ha passato. Non si accontenta e comincia a rifilare degli stacchi importanti a Biaggi a dispetto di quanti pensavano che le Bridgestone non ce l’avrebbero fatta.
Le mancate prestazioni al Mugello e a Barcellona a causa del decadimento delle prestazioni delle gomme, la dicono lunga sul livello del pilota. Se anche le Bridgestone avranno la costanza di crescere come hanno fatto dal Mugello allora saranno dolori un po’ per tutti.
Biaggi secondo ci mette una pezza ad un venerdì da cancellare, un sabato che lo ha visto tornare e una domenica che lo ha visto primo per quasi tutta la gara. Il secondo posto non è affatto male nonostante lo scotto di essere arrivato dietro al compagno di squadra con gomme sperimentali. Lui non ci sta mai, combatte e si afferma. Se vi aspettate che sia contento del secondo posto vi sbagliate. Lui corre per vincere e questa gara lo può rendere felice unicamente per avergli consentito di accorciare le distanze da Vale e da Sete. Per lui l’obiettivo resta sempre lo stesso: vincere.
A fine gara ci stanno anche bene le dichiarazioni che elargiscono meriti e lodi un po’ a tutti e che lodano senza malizia e senza mezzi termini la prestazione magistrale di Tamada. La sensazione è che il morale sia in crescita come le prestazioni generali della sua Honda.
Hayden porta il suo sorriso a sessantaquattro denti sul gradino più basso del podio. Prestazione positiva anche se priva di gesta fuori dall’ordinario. Il pilota statunitense guida quella che sulla carta è la moto migliore del lotto e la porta di nuovo sul podio dietro a due moto clienti ma davanti a quella del suo compagno di squadra, Barros.
Buona prestazione anche per Loris Capirossi che sembra essersi “gemellato” alla perfezione col nuovo motore twin pulse della sua Ducati DesmoSedici GP4. Ha condotto la sua gara in cerca della miglior posizione possibile. Raggiunge Barros, suo compagno di squadra fino a due anni fa e lo supera di cattiveria. Pensa che il quarto posto è buono ma che il terzo sarebbe meglio poi fa un paio di calcoli e si accontenta della quarta piazza, dopo aver comunque rosicchiato parecchi decimi al gruppo di testa. Dimostra che lui c’è con il corpo e con la mente. Manca solo un po’ di moto ma finalmente, sembra che l’attesa sia finita. Forse il prossimo appuntamento in Germania, dove la potenza pura non sarà determinate, ci dirà se la GP4 è cresciuta tutta o solo in parte.
Gibernau e Rossi si prendono un momento di riflessione. Sicuramente la Honda di Sete andava forte, e lui con lei. Rossi guidava una Yamaha con le molle sotto alle ruote. Entrambe dovevano fare qualcosa di determinante. Sete doveva vincere per dimostrare che le tre sconfitte consecutive non lo avevano piegato e Rossi per il motivo opposto. Entrambi sotto una forte pressione psicologia, secondo me, non sono riusciti a mantenere la calma nell’attesa del momento migliore per avvantaggiarsi sull’avversario. Lo stesso Rossi, dopo aver visto Gibernau andare a gambe all’aria di fronte a lui, non è riuscito ad amministrare i punti di vantaggio che stava per portarsi a casa e si porta a casa il primo muso lungo della stagione e la prima caduta in gara dopo il Mugello del 2001. Lui dice che non si è saputo accontentare e io dico che questo accade a Rossi quando non è sereno come al solito.
A Gibernau, la caduta di Rossi ha fatto comodo mentre il secondo posto di Biaggi, no. Indubbiamente tra Sete e Vale, quello che ha più motivo di preoccuparsi della ribalta del romano, è lo spagnolo. In uno scenario nel quale sembra che la Honda non abbia ancora preso una decisione, questa debacle di Sete accoppiata al secondo posto di Max, di certo non aiuta a fare chiarezza su quale sia il pilota sul quale puntare tutto per battere il pesarese. Indubbiamente lo sponsor di Sete può spingere la mano di Honda; è anche vero, però, che il pubblico non capisce e non apprezza le scelte politico/commerciali e, soprattutto ama vedere i piloti battersi alla pari.
In casa Honda la prestazione di Makoto Tamada arriva e conferma la serie di scelte “poco azzeccate” fatte nelle fasi di precampionato e se è vero che un pilota giapponese su una moto giapponese fa gola alla Honda è anche vero che prima di aiutare palesemente lui, c’è una lunga lista d’attesa da soddisfare.
Peccato per Marco Melandri relegato al di fuori della top ten. Evidentemente lo scarso feeling della Yamaha con la pista di Rio, lo ha messo in crisi e la resa di tutte le altre Yamaha conferma la tesi. Arriva al contatto col compagno di squadra, Checa, e va fuori pista; riprende a correre e finisce in tredicesima posizione. Anche per lui aspettiamo la prossima gara per vedere la conferma delle ottime prestazioni di Barcellona ed Assen.
Altra grande protagonista di questo fine settimana, nella classe MotoGp, è la Bridgestone. Fa la pole, mette un pilota sul gradino più alto del podio, fa piazzare Roberts settimo e Nakano nono e conferma il suo affiatamento non solo con la RC211V. A questo punto l’episodio accaduto a Nakano al Mugello sembra solo un brutto sogno e aver scalzato la Michelin dal gradino più alto dopo cinque anni è qualcosa di più che un bellissimo sogno.
Il prossimo gran premio si correrà tra due settimane in Germania al Sachsenring. Circuito strano, poco amato dai piloti per le caratteristiche che lo rendono poco adatto ad una gara di MotoGP. Qui infatti il motore non ha molto spazio per esprimersi. E’ fondamentale essere dotati di un mezzo estremamente equilibrato in grado di sgattaiolare tra curve e tornanti.
La Honda non potrà fare affidamento sulla sua potenza e la Yamaha di Rossi&Co è più agile rispetto alle moto avversarie.
A questo punto non possiamo non rimettere in palco per il grande spettacolo tedesco, Makoto Tamada, Loris Capirossi e Nicky Hayden ed ovviamente le Bridgestone.
Davide Giordano -
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Nella classe
duecinquanta Manuel Poggiali è uscito dal tunnel..... è tornato alla vittoria che gli mancava dallo scorso campionato.
Il pilota dell'Aprilia ha battagliato fino all'ultima curva con lo spagnolo della Honda Daniel Pedrosa che, complice l'opaca gara del francese De Puniet, si trova da solo in vetta alla classifica mondiale.
L'arrivo in volata (76 millesimi) lo vede tornare protagonista quando un po' tutti lo davano già per finito, presto, troppo presto.
Sul podio anche l'altra Honda, quella di Toni Elias. Quarto l'altro sammarinese Alex De Angelis davanti a Fonsi Nieto. Settimo al traguardo il torinese Roberto Rolfo che ha preceduto Randy De Puniet.
In classifica mondiale Pedrosa guida con 130 punti contro i 119 di De Puniet e gli 88 di Porto.
Nella classe
centoventicinque, Hector Barbera conclude al primo posto seguito da Stoner e Dovizioso
La gara è stata come sempre emozionante ed ha visto protagonisti oltre quelli già citati Roberto Locatelli, Jorge Lorenzo (caduto senza conseguenze fisiche) e Mirko Giansanti. Nelle fasi finali della gara gran bel duello tra Barbera e Stoner con Dovizioso che proprio all'ultimo giro ha tentato di vincere in volata senza però riuscirci.
Gli altri italiani sono Simoncelli che ha chiuso sesto, Pasini 10°, Ballerini 11°, Corsi 13°, Pellino 16°, Borsoi 17°, Perugini 22° e Manna 23°.
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